Primo Levi. Una vita by Ian Thomson
autore:Ian Thomson [Thomson, Ian]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Utet
pubblicato: 2017-11-14T23:00:00+00:00
8
Nel giugno 1958, il ventesimo anniversario delle leggi razziali di Mussolini, Einaudi ripubblicò Se questo è un uomo. La sovraccoperta aveva un design accattivante per i tempi: sbarre astratte sovrapposte a strisce arancioni, rosse e azzurre. Il libro faceva parte della celebre collana di “Saggi” della Einaudi, accanto a Dostoevskij e Gide. Quella rappresentò una bella rivincita per Levi. Eppure la promozione era a budget ridotto: non venne neanche segnalato sulla copertina della brochure informativa distribuita agli agenti. Einaudi era scettico sul futuro di Levi come scrittore: dopo quel resoconto documentario su Auschwitz cos’altro poteva mai scrivere? Levi non era un intellettuale in senso stretto e certo non faceva parte dell’alta società, perciò Einaudi non intendeva investire su di lui. Va detto però che lo risollevò dall’anonimato letterario, e Primo gliene fu grato. Le reazioni della critica non tardarono ad arrivare. Nella sua recensione per “La Stampa” Franco Antonicelli manifestò tutto il suo orgoglio per il riconoscimento a lungo meritato del suo pupillo. Il quotidiano comunista “l’Unità” lo salutò come un «grande ritorno», mentre l’hemingwayano Bruno Fonzi elogiò Levi definendolo un «outsider» letterario con una scrittura più raffinata di quella di qualsiasi letterato. Molti recensori rimarcarono che i dieci anni di disinteresse verso quel libro erano stati una «grave ingiustizia» e si meravigliarono per la sua capacità di raccontare con parole tanto precise un’atrocità senza pari.
Sfortunatamente, la ripubblicazione di Se questo è un uomo coincise con l’arrivo a Torino del più riverito autore straniero della Einaudi, Aldous Huxley. Lo scrittore inglese, che presentava la traduzione italiana di Those Barren Leaves (“Foglie secche”), richiese la piena attenzione dell’editore. Elettrizzato all’idea di poter vedere in carne e ossa l’eroe letterario della sua gioventù, Levi partecipò alla presentazione tenuta da Huxley a Torino il 21 novembre 1958. Lo rattristò però che l’autore avesse perso gran parte del suo mordente e della sua brillantezza dopo l’esilio a Los Angeles, e non fu particolarmente colpito dall’estasi psichedelica di The Doors of Perception (“Le porte della percezione”), divenuto la nuova Bibbia dei beatnik europei. Levi era cresciuto con la moglie di Huxley in corso Re Umberto 75, ma non vedeva Laura da quando aveva lasciato Torino per Los Angeles nel 1937, e gli dispiacque di non essere riuscito a salutarla in quell’occasione. Il giorno dopo “La Stampa” pubblicò una fotografia degli Huxley: Laura era un bellissimo elfo accanto a un Aldous disinvolto e allampanato.
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